Scoperta della necropoli sicula di Pietraperciata nella proprietà Alliata
Dieci tombe, probabilmente dell’età
del ferro, sono situate al confine tra il territorio del comune di Giardini
Naxos e il comune di Taormina, non lontane dalla necropoli di Pietraperciata
già conosciuta, sempre situate nella stessa contrada. Il sito archeologico
dimostra come i siculi non avessero abbandonato la costa e conferma come
fossero ancora presenti anche alla fondazione di Naxos. Dati i ritrovamenti
nella grotta Marca (Castiglione di Sicilia) simili a quelli rinvenuti
nell’isola di Nasso è probabile che i due popoli si comprendessero a livello
linguistico incominciando a parlare un’unica lingua, il “siceliota”. Per
duecento anni i siculi vissero pacificamente con i greci di Naxos, quest’ultimi
furono accolti poiché erano per loro fonte di commercio e di scambio. I siculi
avevano una propria identità culturale, erano numerosi nel territorio
dell’Akesines ed erano forti dal punto di vista militare tanto che nel 425 a.C.
nell’assedio di Naxos accorsero in aiuto di Naxos respingendo lo schieramento
nemico. Tucidide scrive: “Intanto i Messeni con tutte le loro forze di terra e
di mare fecero una spedizione contro la confinante Nasso, colonia calcidese. E
il primo giorno costretti i Nassi a rifugiarsi dentro le mura, ne devastarono
la terra. Il giorno dopo, costeggiando con le navi, saccheggiarono la terra di
Nasso all’altezza del fiume Acesine, mentre con la fanteria assalivano la
città. Intanto anche i Siculi che stavano sulle cime dei monti scesero in gran
numero per portare aiuto a Nasso contro i Messeni. Quando i nassi li videro,
fattisi coraggio ed esortatisi a vicenda, che i Leontini e gli altri alleati
Greci accorrevano a difenderli, fatta un’improvvisa sortita dalla città
piombarono sui Messeni voltili in fuga, ne uccisero più di mille mentre i
superstiti a fatica tornarono a casa.” (Tucidide, Le Storie, libro IV-25,7).
Nel 403 a.C. rivendicarono il territorio di Naxos come proprio ottenendolo da Dionisio il Grande che la consegnò dopo la distruzione della città. Diodoro Siculo scrive così: “Procle, che era il capo dei Nassi, convinto della larghezza delle promesse, consegnò la sua città a Dionisio il quale, se dette in cambio i doni al traditore e graziò i suoi parenti, ridusse pure in schiavitù i cittadini, consentì ai soldati di saccheggiare i beni, rase al suolo le mura e le case. Inflisse un trattamento analogo ai Catanei e vendette i prigionieri, bottino di guerra, a Siracusa. Donò il territorio ai Siculi confinanti.” (Diodoro Siculo, libro XIV,15)
Successivamente nel 396 a.C., i Siculi che erano presenti nella parte bassa dell’Alcantara si raggrupparono sul Monte Tauro fondando Taormina: “Imilcone fece partire il navarco Magone con la flotta gli ordinò di navigare lungo la costa fino al monte chiamato Tauro. L’avevano già occupato i Siculi, molti di numero ma privi di un capo. In passato Dionisio aveva donato loro il territorio il territorio di Nasso ma allora, persuasi dalle promesse di Imilcone, avevano occupato il monte. Esso aveva posizione naturalmente forte e i Siculi, dopo averlo cinto di un muro, lo abitarono allora e anche dopo la guerra; chiamarono la città Taormenio, per il fatto che vi rimanevano (menein) le genti raccoltasi sul Tauro.” (Diodoro Siculo, libro XIV-4,59). Andromaco rifondò Taormina nel 358 a.C. quando era già stato un centro dei siculi.
Nel 403 a.C. rivendicarono il territorio di Naxos come proprio ottenendolo da Dionisio il Grande che la consegnò dopo la distruzione della città. Diodoro Siculo scrive così: “Procle, che era il capo dei Nassi, convinto della larghezza delle promesse, consegnò la sua città a Dionisio il quale, se dette in cambio i doni al traditore e graziò i suoi parenti, ridusse pure in schiavitù i cittadini, consentì ai soldati di saccheggiare i beni, rase al suolo le mura e le case. Inflisse un trattamento analogo ai Catanei e vendette i prigionieri, bottino di guerra, a Siracusa. Donò il territorio ai Siculi confinanti.” (Diodoro Siculo, libro XIV,15)
Successivamente nel 396 a.C., i Siculi che erano presenti nella parte bassa dell’Alcantara si raggrupparono sul Monte Tauro fondando Taormina: “Imilcone fece partire il navarco Magone con la flotta gli ordinò di navigare lungo la costa fino al monte chiamato Tauro. L’avevano già occupato i Siculi, molti di numero ma privi di un capo. In passato Dionisio aveva donato loro il territorio il territorio di Nasso ma allora, persuasi dalle promesse di Imilcone, avevano occupato il monte. Esso aveva posizione naturalmente forte e i Siculi, dopo averlo cinto di un muro, lo abitarono allora e anche dopo la guerra; chiamarono la città Taormenio, per il fatto che vi rimanevano (menein) le genti raccoltasi sul Tauro.” (Diodoro Siculo, libro XIV-4,59). Andromaco rifondò Taormina nel 358 a.C. quando era già stato un centro dei siculi.
Prima della fondazione di Taormina le uniche
due città presenti nella valle dell’Akesines secondo le descrizioni e le ultime
scoperte erano Trinacia (Castiglione di Sicilia) e Stiela (Francavilla di
Sicilia), due città sicule che furono distrutte dai Siracusani nel 440 a.C.
Castiglione per la sua posizione e fortificazione naturale venne in seguito rifondata,
infatti ancora oggi esiste un toponimo riferito ad una fonte o contrada
adiacente la città che porta il nome di “tirone” appunto “città nuova”, mentre
Fracavilla (Stiela) lentamente scomparve, i loro abitanti vennero chiamati
dagli storici del tempo solo “Siculi”. Furono proprio loro spostandosi a
fondare Taormina?
Il sito è
stato scoperto nel mese di aprile durante un’escursione per l’individuazione di
quello che da lontano sembrava un palmento, andando sul luogo con grande
meraviglia constatammo che si trattava di una necropoli che però per la
proprietaria erano incavi naturali ,eravamo presenti oltre al sottoscritto i
Prof. S. Puglisi e G. Carmeni.
Coordinate del sito: 37.838622, 15.254399
Coordinate del sito: 37.838622, 15.254399
Copyright Giuseppe Tizzone
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